E'
questo il nome che Conchita da' a quel particolare tipo di preghiera che è un
modo speciale, intimo e intenso di stare con Dio. E non c'è niente di più bello
che sentire l'amore del Signore sempre, in ogni momento, sperimentare la sua
bontà, toccare con mano il suo perdono e il suo conforto.
Ma
andiamo con ordine.
Tutti
siamo capaci di pregare: c'è chi lo fa solo in chiesa, chi prima di
addormentarsi, chi con parole sue e chi con preghiere preconfezionate. Secondo
Sant'Ignazio esistono vari metodi di preghiera e le anime devono scegliere
quello che a loro più conviene. Padre Felix ne aveva individuati due: la lettura meditata e la meditazione
affettiva o orazione affettiva. La prima consiste nel leggere lentamente dei
brani, fermandosi di volta in volta per pensare più a lungo su ciò che si è
letto. E' bene assorbire le idee degli autori ma lasciare che anche il proprio
cuore parli e ci sia una riflessione personale, guidata sempre dallo Spirito
Santo.
La
seconda consiste nell'amare Dio, non è tanto un soffermarsi su riflessioni o
pensieri ma parlare con Gesù con molta confidenza, come ad un caro amico, o
concentrarsi su Dio anche senza dire nulla.
Ma
quello che P. Felix raccomandava più di tutto era uno “spirito di orazione”,
cioè un sentimento di preghiera che ci sentiamo dentro fin dal risveglio, sul
bus mentre andiamo al lavoro, in palestra, in discoteca!
La
premessa è l'amore, un amore costante per il Padre onnipotente che si fa
preghiera costante. P .Felix dice di “tener presente Dio, che ci guarda.
Parlare con Lui frequentemente” dice anche di prendere “l'abitudine preziosa di
riferire tutto a Dio”.
Questo
“spirito di orazione” Padre Felix lo chiama “attenzione amorosa a
Dio”. Non è l'unico a utilizzare quest'espressione. Infatti compare
anche negli scritti di Sant'Agostino, San Giovanni della croce e San Francesco
di Sales. Per il Padre fondatore dei Missionari dello Spirito Santo però ci
sono delle caratteristiche ben precise: a) è attenzione, come i girasoli
che sono sempre rivolti verso il sole così dovrebbe essere il nostro
atteggiamento nei confronti di Dio, b) è amorosa, non fredda o puramente
intellettuale ma è un innamoramento di Dio che non ce lo fa mai dimenticare, c)
è costante, cioè porsi sotto lo sguardo di Dio fin dal primo momento del
giorno, come un innamorato che pensa sempre alla sua amata, vuole stare sempre
con lei e non si stanca di guardarla.
Tutto
questo può sembrare un po' complicato, serve esercizio, certo, e la grazia
dello Spirito Santo, ma quest'unione con Dio così intima fa trovare la gioia al
nostro cuore che spesso viene ferito, deluso, amareggiato.
Serve
fare le cose che facciamo tutti i giorni, anche le più semplici, con purezza
d'intenzioni cioè con amore, parlare con Dio spesso durante la giornata, anche
brevemente, ringraziandolo per ciò che ci dona da vivere o condividendo con Lui
i nostri dubbi, i nostri dolori, fare qualche piccolo sacrificio, visitare Gesù
nel Santissimo Sacramento.
Quest'
“attenzione amorosa a Dio” è attiva perchè in parte frutto di un nostro
esercizio oltre che della grazia dataci dallo Spirito che abita in noi, ed è
possibile se ci sono le condizioni necessarie cioè il raccoglimento. Dio è in
noi ma per trovarlo ci vuole silenzio, un silenzio interiore.
L'
attenzione amorosa attiva può portare alla pura contemplazione,
che in altri termini è quella che P. Felix chiama attenzione amorosa passiva.
E' come se non si potesse mai dimenticare Dio, è stare con Lui sentendosi
avvolti, abbracciati dalla sua presenza e dal suo amore, senza parole, nemmeno
interiori. Ed è una grazia che Lui ci dona.
E'
questa la rugiada celestiale di cui parla Conchita che le lascia pace, unione e
amore.
A
volte basta poco, basta chiedere con convinzione e profonda fiducia, bastano
attimi che diventano d'infinito con la grazia del Signore.
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